Architettura e nuovo umanesimo, Giuseppe Dalla Torre; Riflessi di bioarchitettura, Ugo Sasso; Le ragioni della periferia, Fiammetta Mignella Calvosa; La città umana, Luigi Fusco Girard; L'etica nel progetto, Laura Palazzani; Comunicare la variazione, Wittfrida Mitterer ; Sociologia dello spazio, Gabriele Squillaci; Cambio di paradigma, Claudio Pauselli; Urbanistica a scala umana, Maria Cristina Di Benedetto - Il Dna dello spazio urbano, Giulia Massoni - Ridisegno e recupero, Paolo Birindelli; I luoghi delle connessioni, Maria Di Palma - Le rasformazioni possibili, Moica Cini; Il senso della bellezza, Eleonora Giovene di Girasole - La percezione della qualità, Maria Monica Annibali - Qualità e complessità dei centri storici, Rita Marini - Il progetto urbanistico ed architettonico, Francesco Leogrande - La qualità nei paesaggi ordinari, Sandro Catta - L'ecologia urbana, Cinzia De Filippis - Il progetto ecologico, Massimo Ioannucci; Il vantaggio dell'ecologia, Francesco Fusco Girare - La dimensione etica, Annalisa Laurenti - Amministrazione pubblica e sostenibilità, Erica Peroni - Gli strumenti di mercato, Liana Gramaccioni; Le opportunità del dimesso, Ginevra De Colibus - La città dimessa: definizioni e risorse, Mauro Calamia - Lineamenti per la costruzione del problema, Francesco Di Sessa - La dismissione come risorsa, Marcella Pirazzoli - Aree dismesse e vuoti urbani, Ugo Novelli; Appendice legislativa, Ennio Proietto; Perché partecipare, Sandro Cassigoli - La partecipazione nei processi di trasformazione urbana, Cecilia Neri, Giuseppina Rossi, Ileana Russo, Federico Bargone; I diritti dell'acqua, Barbara Scalera - Matrice di cultura, Nadia Buzzi - Valori ambientali, Corrado La Fauci - Strumento di socializzazione urbana, Angela Recchi - Estetica ed armonia, Carla Tramontano - I misteri dell'acqua, Ester Fanali; La terra è cruda, Maria Rosaria Gargiulo - Tradizione ed ecologia, Aline Montanari - Sistema oasi, sistema sostenibile, Silvia Martinelli
Il costruire a misura d'uomo è una delle ritrovate sfide che oggi attendono la progettazione e la realizzazione, ma prima ancora il pensare stesso dello sviluppo urbanistico. A ben vedere negli ultimi decenni l'evoluzione del tessuto urbano è stato contraddistinto, almeno in Italia, da due fattori diversi e di segno opposto, con risultati che possono oggi considerarsi in termini decisamente critici. Il primo fattore negativo, è quello della progressiva emarginazione fino alla dimenticanza di paradigmi di organizzazione dello spazio e di costruzione del nuovo, che in Italia si erano venuti elaborando e stratificando nel tempo, attraverso i secoli, in una armonica sintesi tra natura e cultura: la natura aveva suggestionato la progettazione dell'habitat e la cultura aveva modellato l'opera trasformatrice ed edificatrice dell'uomo in una sorta di simbiosi con l'ambiente, con risultati di grande umanizzazione ed al tempo stesso di decisa tipizzazione di certi contesti, uno diverso dall'altro, ognuno con la propria forte identità. Si pensi soltanto all'inserimento degli insediamenti abitativi nella campagna senese, nelle valli alpine o nel tormentato svilupparsi delle nostre coste meridionali. In architettura, l'Italia ha alle spalle un passato plurisecolare e prestigioso, grazie al quale godiamo ancora di ampio credito in Europa per la nostra sensibilità estetica, benché da lungo tempo si siano perduti quei raffinati paradigmi di un tempo, sicché il prestigio della nostra architettura è in molti casi solo il riflesso, lungo a morire, di una realtà che non c'è più. L'altro fattore della accennata criticità di approdi dell'esperienza in materia è dato dal dato positivo - ma non di segno positivo - per cui, negli ultimi decenni, lo sviluppo delle nostre città ha seguito quasi esclusivamente logiche utilitaristiche. Il depredamento del territorio e lo sfiguramento del paesaggio da un lato, il moltiplicarsi di una edilizia non attenta alla dimensione della vivibilità umana, sono il risultato noto di una speculazione animata solo dall'interesse economico.