A Milano si conserva il nucleo più cospicuo esistente al mondo di opere di Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino, il più grande artista lombardo del Rinascimento: dipinti su tavola e su tela, arazzi tratti da suoi cartoni, disegni, affreschi e l'unica architettura che gli riuscì di costruire.
L'importanza di Bramantino è stata riconosciuta a pieno nel corso del Novecento, grazie agli studi di Wilhelm Suida ma anche grazie alla sintonia con le sperimentazioni delle avanguardie o con quelle più vicine a noi, da Aldo Rossi a Patti Smith. Sono solo però le ricerche degli ultimi anni ad avere restituito all'artista una centralità inaspettata, mettendone a fuoco la cronologia e incrementandone il ridotto catalogo, con la sensazionale scoperta di un ciclo di affreschi nel Castello di Voghera. Bramantino è infatti l'unico lombardo in grado di stare a fronte di Leonardo, di chinarsi sul Cenacolo senza esserne travolto.
Le raccolte pubbliche (Pinacoteca Ambrosiana; Pinacoteca di Brera; Musei del Castello Sforzesco) e private di Milano possiedono circa una trentina di opere che permettono di seguire lo svolgimento dell'esaltante carriera di Bramantino, di origini bergamasche, documentato dal 1480 e morto nel 1530, il cui peculiare soprannome deriva dal rapporto con il marchigiano Bramante, pittore e architetto alla corte di Ludovico il Moro. Dalla giovanile Adorazione dei pastori della Pinacoteca Ambrosiana al San Sebastiano della raccolta Rasini, che dovrebbe risalire al secondo decennio del Cinquecento, la parabola di Bramantino dimostra la sintonia con le ricerche più avanzate del suo tempo: la Ferrara di Ercole de' Roberti, le sperimentazioni di Leonardo, la Roma città aperta di Giulio II prima di Raffaello, i languori di Giorgione e di Correggio. Tutto attraversato da una peculiare cifra stilistica, votata a una sorta di astrazione, fino a dare vita a immagini dalle iconografie spesso stravaganti e misteriose.
Accanto all'affresco con il gigantesco Argo, destinato a vegliare sul tesoro sforzesco, l'esposizione intende mostrare in ordine cronologico le opere di Bramantino presenti in città, tutte ben note ma disperse tra sedi differenti. Si intende inoltre realizzare un filmato che documenti ciò che è per diverse ragioni inamovibile: dalla milanese cappella Trivulzio, addossata, nelle sue forme così pure e prive di ornati, alla chiesa di San Nazaro, alle Muse del Castello di Voghera, la più recente aggiunta al corpus di Bramantino.
Il catalogo aspira a porsi come un punto fermo sull'artista, la cui conoscenza è limitata dalla mancanza di pubblicazioni monografiche che ne presentino in maniera adeguata la qualità: a questo fine è necessaria una campagna fotografica ad hoc. Si intende inoltre fornire un regesto completo dei documenti noti su Bramantino, il cui numero è parecchio cresciuto rispetto alle ricognizioni precedenti.