Risultato delle ricerche e degli studi condotti in preparazione della mostra svoltasi a Brescia dal 3 marzo al 30 giugno 2002, nonché degli approfondimenti e dei confronti che l'hanno accompagnata e seguita, questa monografia dedicata a Vincenzo Foppa fornisce una panoramica completa sul percorso artistico del maestro lombardo e sulla cultura figurativa di Brescia dalla seconda metà del Quattrocento ai primi decenni del Cinquecento, in quel difficile periodo che segna il passaggio dal tardo gotico al primo Rinascimento.
Un centinaio di opere polittici, pale d'altare, dipinti devozionali, ritratti celebrativi, sculture lignee, affreschi, vetrate documentano la ricca e complessa opera di Vincenzo Foppa, grande protagonista del Rinascimento italiano attivo tra la Lombardia e la Liguria tra Quattro e Cinquecento, e di altri maestri suoi contemporanei, da Bonifacio Bembo al Bergognone, da Donato de Bardi a Francesco Solari, da Bramante a Bramantino, da Bernardo Zenale a Vincenzo Civerchio.
Nato a Brescia nel 1427/30, Vincenzo Foppa è il più grande pittore lombardo del Quattrocento, precursore del naturalismo lombardo nell'inedita percezione della luce e nell'adesione ai valori di verità e concretezza.
Attivo dopo il 1460 soprattutto a Milano, Foppa porta a termine vaste imprese decorative, delle quali rimane soltanto il ciclo con le Storie di san Pietro Martire per la Cappella Portinari in Sant'Eustorgio, apice della sua arte e caposaldo della pittura lombarda. Dal 1468 Foppa opera su più fronti: tra Milano e Pavia con numerose committenze sforzesche, a Genova, impegnato nella decorazione del Duomo, fino a Brescia, con gli affreschi per la Cappella Averoldi. Fondamentale, in questo periodo, è il rapporto tra Foppa e la cultura filoferrarese in Lombardia, ma è il confronto con le opere del Bramante a rivelare quanto sia stata influente per l'artista bresciano la personalità del pittore e architetto urbinate, giunto in Lombardia nel 1477.
Segnata dalla committenza del cardinale Giuliano della Rovere, il futuro papa Giulio II, è l'esperienza in Liguria, verso la fine del Quattrocento, dove l'artista realizza alcuni impegnativi capolavori. La vecchiaia di Foppa vede infine il pittore confrontarsi con l'ascesa di Bramantino e Zenale e con il diffondersi del linguaggio leonardesco: le sue risposte, pur fedeli alle antiche ragioni del proprio linguaggio, non gli impediscono di fare ancora scuola, come dimostrano le inclinazioni del non più giovanissimo Civerchio. Vincenzo Foppa muore a Brescia nel 1515/16.