Trenta opere raccontano la poco conosciuta attività pittorica di Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 1598 - Roma, 1680). Un'occasione, offerta da Palazzo Barberini di Roma, che vede per la prima volta riunito il corpus dei dipinti certamente attribuiti al grande architetto e scultore italiano.
Come nella tradizione veneta e in quella caravaggesca, i quadri di Bernini sono eseguiti senza disegno preparatorio, dando modo all'artista di concentrarsi più sul colore e sulla luce che non su problemi di composizione o narrazione: una libertà espressiva, coltivata privatamente, che Bernini traduce in una tecnica veloce e impressionistica, sorprendentemente moderna.
Le opere in mostra sono presentate secondo tre tematiche principali: gli autoritratti, che costituiscono il nucleo portante dell'esposizione, e che consentono un paragone fra l'opera del maestro e quella della sua bottega; i ritratti, fra cui si segnala un'inedito e uno di recente pubblicazione ma mai esposto in pubblico; infine i soggetti sacri, con rari autografi destinati alla devozione privata e disegni che documentano l'ideazione di grandi pale d'altare, affidate ad allievi. Accompagna l'evento un catalogo che si configura come un importante volume di riferimento per l'argomento: la prima sezione, dedicata alla figura di Bernini pittore, con un ampio saggio di Tomaso Montanari, è corredata da un inventario ragionato sulla pittura berniniana e da un regesto di fonti e documenti. La seconda sezione, con un saggio di Ann Sutherland Harris, è dedicata invece al ritratto.
Seguono tre interventi critici rispettivamente di Alessandro Angelini, Tod Marder, e Steven Ostrow, e una bibliografia aggiornata.