Quarto capitolo della fortunata collana ARTE IN PIEMONTE, "Il Barocco" ci porta dai capolavori architettonici del Guarini, dello Juvarra e del Vittone, alla maestria pittorica del Moncalvo, del Guala, del Musso; questo volume è una panoramica su quanto le diverse arti hanno prodotto in Piemonte tra il '600 e il '700.
È uno dei più superbi e sontuosi edifici dell'età barocca - la "real chiesa" di Superga - a indicare, anche da lontano, il carattere peculiare che Torino, soprattutto, ma anche l'intero Piemonte, hanno assunto nella loro strutturazione urbanistica, architettonica e decorativa tra la fine del Cinquecento e gli ultimi decenni del Settecento.
È una connotazione artistica e culturale che proprio nelle terre sabaude, più che in altre regioni, ha registrato uniformità di estensione territoriale e un numero straordinario di presenze monumentali di grande valore, tanto da porsi, ancora oggi, quale elemento distintivo della sua immagine complessiva. La basilica di Superga assurge dunque a simbolo e sintesi di una prodigiosa stagione artistica, durata poco meno di due secoli, che poté sviluppare le sue potenzialità grazie al concorso di particolari situazioni istituzionali, politiche, religiose ed economiche. Quando infatti, nel 1715, su una delle alture più elevate del sistema collinare torinese, viene avviata la costruzione dello splendido edificio, può ormai essere considerata conclusa la prima fase del difficile percorso che i Savoia avevano ipotizzato trasferendo la capitale degli Stati sabaudi da Chambéry a Torino. La dinastia ha ottenuto da poco il titolo regale, la nuova capitale al di qua delle Alpi ha assunto un'immagine di grandezza e di potenza quale non aveva mai avuto in passato e Filippo Juvarra l'arricchirà in pochi anni di monumenti che la porteranno al rango delle altre capitali europee. A cominciare, appunto dalla basilica di Superga, ben visibile da gran parte della pianura torinese, edificata ad assolvimento di un voto, anch'essa in qualche modo "residenza Sabauda" perché destinata ad accogliere quale estrema dimora i regnanti sabaudi.
Tuttavia, prima dell'arrivo a Torino di Juvarra - e per alcuni decenni ancora dopo il suo trasferimento a Madrid - Torino e il Piemonte sono stati un grande cantiere aperto, nel quale l'arte barocca ha trovato un'espressione del tutto particolare, in termini qualitativi e quantitativi. È certamente una coincidenza che, proprio a cavallo tra Cinque e Seicento, quando l'arte barocca si diffondeva da Roma in tutta l'Europa, il Piemonte si sia trovato nella situazione di affrontare un profondo rinnovamento e che, dunque, abbia accolto in pieno la nuova corrente artistica. Determinante fu indubbiamente la scelta della dinastia sabauda di trasferire la capitale a Torino, in quegli anni praticamente ancora rinserrata entro il perimetro delle mura romane.