La collezione Gabrielle Pizzi di Melbourne che illustra questo catalogo consente un prezioso e inconsueto contatto con l'arte contemporanea degli aborigeni australiani. Da circa vent'anni Gabrielle Pizzi raccoglie la cosiddetta "arte del deserto", il movimento che dall'inizio degli anni settanta ha dato vita a un percorso snodato tra credenze arcaiche e nuove interpretazioni, appartenenti alle comunità autoctone la cui manifestazione artistica esercita una funzione fondamentale nell'insegnamento della legge sacra e delle dottrine mitologiche.
La complessa simbologia legata alle composizioni, che questi artisti adottano al fine di mantenere inviolabile la loro origine, cela e custodisce quei codici che danno l'interpretazione al patrimonio delle loro conoscenze attraverso un linguaggio ritenuto ancora oggi arcano e indecifrabile se non per la bellezza manifesta.
Il volume illustra la storia del movimento nato nel 1971 nella isolata comunità di Papunya, nell'Australia centrale, ed estesosi progressivamente a molte altre comunità del deserto. Sono riprodotte quasi cento opere, di grandi dimensioni, dal forte impatto cromatico, oltre che simbolico