La straordinaria collezione di grandi statue di faraoni, divinità e dignitari, aspetto saliente della collezione del Museo delle Antichità Egizie di Torino, viene presentata nel riallestimento scenografico dell'architetto Dante Ferretti.
Un accurato studio di colori e luci ne esalta la specificità, dalle belle pietre create dai milioni di anni della vicenda geologica dell'Egitto, ai volti e ai corpi di re, dei e nobili, proiettati dalla mano e dal pensiero dell'uomo nella dimensione eterna dell'arte. Le antiche storie dei faraoni e delle loro corti sono suggestivamente riproposte nel quadro della loro riscoperta, evocata dalla citazione scenografica delle calde sabbie d'Egitto e da quella letteraria delle descrizioni dei viaggiatori di fronte alle espressioni dell'antica arte egiziana.
Parallela e profondamente connessa a questo impatto emotivo è la presentazione didattica e scientifica dello Statuario, nella cui collezione spicca la statua del faraone Ramesse II, ultimo grande sovrano di un Egitto potente, ricco e sapiente, immagine destinata a perdurare fino ai nostri giorni.
Come spiega Eleni Vassilika, direttrice del Museo, "per uno studioso è sempre difficile introdurre cambiamenti radicali in allestimento; ma se c'è un ambiente adatto ad accogliere cambiamenti questo è certamente lo Statuario del Museo delle Antichità Egizie, dove sono alloggiate le statue monumentali e colossali. Le sculture vi furono disposte alla metà del XIX secolo e non sono state mai spostate.
L'elemento comune a tutte queste statue è il peso (una statua di Sekhmet, per esempio, pesa oltre 1500 chili), che impedì di posizionare le 21 statue ai piani superiori di questo storico palazzo, originariamente concepito come scuola gesuita dall'architetto Guarino Guarini e passato poi all'Accademia delle Scienze nel XVIII secolo.
La struttura delle stanze e le alte finestre, poi, contribuivano a diffondere la luce in maniera uniforme, non permettendo di mostrare le sculture nel loro aspetto migliore.
A Dante Ferretti queste gallerie sono sembrate semplici depositi; così, liberandosi dai vincoli della scientificità e dai ceppi del purismo, ha potuto instaurare un rapporto oggettivo con gli spazi e con le sculture... Le pareti sono state colorate di rosso pompeiano per creare uno sfondo contrastante con il nero delle statue in pietra. Il colore carico e il soffitto, scuro e ribassato, esaltano le figure e rendono la loro presenza immediatamente percepibile. Ogni scultura è isolata dalle altre tramite il colore e la luce; in tal modo la bellezza del modellato e l'abilità degli antichi scultori vengono esaltate. L'uso di alcuni specchi strategicamente posizionati permette inoltre di apprezzare la tridimensionalità delle sculture: immagini che sembrano comparire dal nulla appaiono sulle pareti."