La mostra prende avvio da un confronto a distanza con Raffaello instaurato da due artisti vissuti in epoche e luoghi diversi, Francesco Mazzola detto il Parmigianino e Federico Fiori detto il Barocci.
Entrambi, per differenti motivi, vennero ricordati dalle fonti più antiche come eredi dell'urbinate; ambedue durante gli anni trascorsi a Roma ricevettero stimoli che ne determinarono gli orientamenti artistici, indirizzandoli verso punti nevralgici delle ricerche raffaellesche più sperimentali. Parmigianino e Barocci attinsero esiti di altissimo livello concettuale ed estetico anche nell'esercizio della grafica intesa in senso lato. Se le idee brillanti e gli originali codici linguistici del primo, veicolati da disegni, acqueforti e chiaroscuri, ben presto raggiunsero il Nord Europa e gli stessi paesi della Riforma Protestante; la produzione disegnativa del secondo contribuì a superare la teorizzazione del disegno come "semplice lineamento" attraverso la progressiva dissimulazione lineare, l'ossessione cromatica, lo sfaldamento di forme e colori dovuto a insistite ricerche luministiche.
In aggiunta allo sguardo su Raffaello costantemente coltivato dai due artisti mediante scambi significativi di invenzioni, tecniche e attitudini innovative, la mostra analizzerà la dialettica tra visione interna (o dentro di sé) e visione esterna (o al di fuori di sé) sia in senso metaforico, sia in senso reale, con l'obiettivo di aggiungere nuovi spunti di riflessione e immagini meno note al tema affascinante della metafora finestrale, prendendo spunto da opere raffaellesche che adombrano il superamento della finestra aperta albertiana.