La raffinata arte della glittica conobbe, in età romana, un momento di particolare splendore. I cammei furono, indubbiamente, lo strumento privilegiato di quest'arte al servizio del potere. Sinora, però, non è stata riservata adeguata attenzione a un'altra particolare manifestazione dell'industria glittica di età imperiale che, come i cammei, era espressione dell'arte di corte: le piccole sculture a tutto tondo. Queste preziose opere, realizzate scolpendo pietre di eccezionale bellezza e pregio come le acquamarine, gli smeraldi o la sardonice, ritraevano le effigi degli imperatori e dei loro familiari ed erano destinate a ornare corone, scettri o vasellame di rappresentanza in metallo pregiato. Si trattava di preziose sculture frutto del virtuosismo di artigiani specializzati che si ispiravano ai ritratti ufficiali noti da prototipi marmorei, replicandoli in forme miniaturistiche. Il prestigio di tali modelli affascinò inevitabilmente anche i ricchi privati che non esitarono a immortalare se stessi e i propri antenati su materiali di tale pregio, favorendo la nascita di una ritrattistica privata ispirata ai modelli formali della scultura del periodo. Il libro si propone di analizzare proprio questo singolare e, sinora, trascurato fenomeno attraverso l'analisi di un significativo campione di opere, grazie alle quali è possibile ripercorrere le fortune di un'arte di palazzo che gettò un ponte fra glittica e scultura e che solo molti secoli dopo tornerà a rivivere per mano degli artisti di periodo rinascimentale e barocco.