Questa ricerca affronta il problema sin qui del tutto trascurato della fama di Tiziano nella cultura artistica cinquecentesca di area meridionale, mettendo in luce nuovi episodi che riguardano i rapporti del maestro con la committenza filoimperiale a nord e a sud dell'Italia spagnola, e presentando le testimonianze letterarie e storiografiche che più hanno contato per questo capitolo della fortuna critica del pittore. Riemergono così figure come Ferrante Sanseverino, sfortunato antagonista di Pedro de Toledo, il cui mecenatismo si rivela, a Napoli, un parallelo di quello del più celebre cugino, Alfonso d'Avalos, governatore di Milano, o come Antonio Castriota, duca di Ferrandina. Proprio la rete di scambi tra questi personaggi e i loro ambienti consente di proporre nuove fonti per l'Allegoria della Prudenza della National Gallery di Londra, uno dei dipinti più dibattuti del maestro veneziano, e per il potente Ritratto di domenicano della Galleria Borghese di Roma. L'indagine coinvolge, infine, alcuni significativi casi che fanno luce sulle relazioni del pittore con il mondo dei letterati: Giovan Mario Verdizzotti, la cui produzione encomiastica viene confrontata con lo spettacolare allegorismo delle tele del maestro per la corte spagnola, e il beneventano Nicolò Franco, capace di sfruttare con grande precocità l'operazione propagandistica promossa da Pietro Aretino in favore di Tiziano.