La mostra inaugurata a Macerata per la prima volta analizza l'incontro tra civiltà europea e cinese realizzatosi attraverso l'esperienza storica e l'opera di Matteo Ricci (Macerata 1552- Pechino1610). La rassegna ricostruisce gli anni della formazione europea del gesuita e l'incontro con la Cina nel quadro dei rapporti politici internazionali di fine Cinquecento attraverso circa 200 opere tra libri preziosi, opere pubblicate da Ricci, strumenti musicali cinesi e occidentali, strumenti scientifici occidentali introdotti in Cina dal celebre gesuita come mappamondi, orologi, astrolabi, meridiane, compassi, clessidre e poi ancora oggetti che ricreano l'atmosfera della corte e delle case dei mandarini quali porcellane, dipinti, acquarelli, bronzi e abiti di fine epoca Ming.
Noto ai cinesi come Li Madou, Matteo Ricci introduce per primo teologia, filosofia, letteratura, arti e scienze occidentali nel Paese del Drago, ma non si rende portatore solo di una religione, quanto di una intera civiltà caratterizzata da una precisa filosofia, teologia, scienza e arte. Da qui la necessità di documentare la preparazione culturale e scientifica del gesuita e ricostruire il contesto storico mostrando così il significato e il valore dell'impresa compiuta da lui e dai suoi compagni: aver vinto la secolare diffidenza dei cinesi nei confronti degli stranieri e aver avviato un lavoro straordinario di diffusione della conoscenza reciproca nel campo delle scienze, della filosofia e della religione.