Condannato a più riprese e poi bandito dalla cultura industrialista, l'otium per secoli è stato nell'impero romano uno stile di vita elevato.
L'esposizione illustra la vita nelle domus e nelle villae dei ceti più abbienti nel II e nel III secolo dopo Cristo. Per le classi dominanti dell'epoca, l'otium è un complesso di attività intellettuali e meditative, ricreative e ristoratrici che rappresenta non solo un bisogno essenziale, ma anche un elemento caratterizzante dello stile di vita, della libertà personale, della tempra morale. Lungi dall'essere disprezzato e demonizzato, l'otium era considerato come essenziale libertà dagli obblighi del lavoro e dalle preoccupazioni di carattere pubblico - ma non in contrasto con quelle - e quindi come possibilità di dedicarsi alla cura di sé. Era lo spazio dell'anima e il luogo dei piaceri del corpo. Era arte di vivere. Una condizione privilegiata e invidiabile. La massima aspirazione per un uomo che fosse in grado di trovare il giusto equilibrio fra la dimensione pubblica e quella privata della vita. A partire da questo approccio storico-filosofico, il volume è organizzato come un complesso e intrigante racconto scandito da diverse sezioni tematiche: la vita intellettuale e la speculazione filosofica fra le mura domestiche; gli spazi del peristilio, del giardino e della vita all'aria aperta; il rito dell'ospitalità; la cura del corpo e le terme private; la vita intellettuale al femminile; i giochi dei fanciulli e degli adulti. Mosaici, affreschi, statue, erme, oggetti, suppellettili e altri ricchi reperti provenienti da domus e villae ravennati, emiliane e di area vesuviana, oltre che dai più importanti musei archeologici nazionali.
Per la prima volta sono qui mostrati mosaici a motivi geometrici di una residenza ravennate del II secolo rinvenuti nello scavo della Domus dei tappeti di pietra, il sito archeologico inaugurato nel 2002 da RavennAntica. Di particolare pregio alcune pitture provenienti dall'area vesusiana, come l'affresco con rappresentazione di giardino con sfingi dalla Casa del bracciale d'oro di Pompei, il tondo con fanciullo e i fanciulli che giocano dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Da segnalare, infine, la statua del filosofo Ermarco da Firenze e quella dell'Orfeo citaredo da Rimini.