Nella parte iniziale del volume viene trattata la contrapposizione, emersa alla fine del Settecento, fra l'utopia della città priva di fortificazioni, immaginata da Wolfgang Goethe, e la città di Napoleone inserita nell'organizzazione urbanistico-territoriale-difensiva del camp retranché, in cui assumono una determinante consistenza architettonica la linea magistrale delle mura urbane, i forti distaccati nel territorio, gli edifici militari distribuiti nel corpo di piazza (ovvero nello spazio urbanistico attualmente denominato centro storico).
Goethe e Napoleone, a parte l'ammirazione reciproca e le affinità nel gusto neoclassico, coltivano concezioni contrapposte della città. Goethe descrive nel 1795 la città senza le mura, nella quale gli abitanti possono spostarsi liberamente verso e dalla campagna. Le città della guerra di Napoleone in Italia risultano invece immerse nelle fortificazioni del camp retranché e l'Autore intraprende nella seconda parte dello studio un viaggio in quelle stesse città, che sono distribuite lungo la costa a Venezia, Ancona, Taranto, Portoferraio, Piombino, Livorno, Genova, Spezia; inoltre ad Alessandria, Pizzighettone Gera, Rocca d'Anfo, Peschiera, Mantova, Porto Legnago, Palmanova, Osoppo, secondo un asse strategico padano in realizzazione, attraverso pause e incrementi progettuali conseguenti alla variabilità della situazione strategica, per la quale ciò che si verifica in una determinata città si ripercuote sulle altre. Di ogni città viene anche analizzata la riutilizzazione napoleonica degli edifici del corpo di piazza e delle mura cinquecentesche italiane.