Intimo e visionario, il lavoro di Marisa Merz introduce nel linguaggio della scultura contemporanea tecniche tradizionalmente considerate artigianali o appartenenti all'ambito femminile, ad esempio il lavoro a maglia, sovvertendone la destinazione e attribuendo alle procedure e ai materiali adottati piena dignità. L'artista compone le sue trame lavorando fili di rame da cui ricava forme quadrate o triangolari, le sue strutture fragili sembrano pensate per adattarsi al corpo, come per esempio le celebri Scarpette (1970) in nylon lavorato a maglia realizzate dall'artista sulla misura del suo piede.
Marisa Merz realizza i suoi lavori pensandoli a volte per spazi aperti, come una spiaggia, altre volte disposti come agglomerati di figure sulle pareti di spazi espositivi. All'esterno queste forme appaiono disporsi come delle piante o delle creature viventi ma è comunque la casa, lo spazio privato, da sempre al centro delle sue attenzioni. Nel 1966, per esempio, realizza un lavoro spettacolare (Senza titolo (scultura vivente)), concepito sia per casa sua che uno spazio espositivo. L'installazione era realizzata con strisce sottili di alluminio collegate e fissate al soffitto in modo da ricadere nello spazio con un andamento a spirale dando all'ambiente un'atmosfera magica.