Edición facsimil. La mappa è costituita da 35 fogli incisi in rame, mm 470 x 650, che, se uniti, formerebbero un'unica grandiosa Carta di circa undici mq decorata con eleganti cartigli e Stemmi delle principali famiglie nobili. In basso, una bella veduta scenografica di Napoli e una utilissima "legenda" con 580 richiami e preziose didascalie con notizie storico-artistiche.
Le circa 600 voci, collegate ai richiami delle singole tavole, consentono una rapida individuazione di strade, palazzi, chiese, monumenti, casali, fontane, porte, sedili e di tanti luoghi scomparsi o totalmente modificati.
La riedizione di questo documento di enorme importanza per lo sviluppo storico-urbanistico di Napoli costituisce una irripetibile occasione per colmare una non lieve lacuna in biblioteche pubbliche e private, dovuta soprattutto alla rarità dell'opera, e in pari tempo un rinnovo, da parte della Grimaldi Editori, dell'omaggio all'antica capitale di uno dei maggiori Stati italiani.
Venticinque anni per la realizzazione
Commissionata nel 1750 dal Tribunale di S. Lorenzo a Giovanni Carafa duca di Noja, la mappa doveva essere portata a termine entro due anni. Ne occorsero invece ben venticinque con l'ausilio, per la morte del Carafa, dell'architetto Gaetano Bronzuoli (sotto la direzione del Principe Monteroduni Pignatelli) e successivamente di Niccolo Carletti. Dell'incisione furono artefici Pietro Campana, Gaetano Cacace, Giuseppe Aloja e Francesco Lamarra.
Un'opera straordinaria
La volontà di offrire uno strumento di controllo sulla crescita della città e dei suoi sobborghi è il tratto più moderno e significativo dell'impresa cartografica costituita dalla realizzazione della Mappa Topografica della Città di Napoli e de' suoi contorni, ideata dal duca di Noja nel 1750 e conclusasi nel 1775, sette anni dopo la sua morte.
L'operazione proposta è sorprendente per più di un motivo: dopo circa due secoli di immobilismo topografico, Carafa propone "una geometrica delineazione della città" e così facendo allinea Napoli alle principali città europee.
Ma non basta. Egli vede la pianta non solo come un ritratto della città che deve diffondere la propria immagine di capitale, ma come uno strumento vivo attraverso il quale si media un contatto continuo con la realtà circostante.
Vanto della cartografia borbonica
Durante il governo di Carlo di Borbone (1734-1759) e di suo figlio Ferdinando IV (1759-1799) il volto della città cambiò radicalmente. Furono aperti grandi cantieri, realizzate nuove arterie e promosse importanti attività artistiche. Di ciò è volontaria testimonianza la Mappa del duca di Noia, nella quale molti edifici sono raffigurati secondo il loro progetto e non come apparivano in realtà. E' il caso dell'Albergo dei Poveri, enorme ospizio iniziato nel 1751.
Ferdinando Fuga lo disegnò a pianta rettangolare, lungo 600 metri e largo 150, composto da cinque corti in linea di cui una, quella centrale, avrebbe dovuto accogliere una chiesa a quattro navate. Ma il palazzo fu realizzato solo in parte e quando, nel 1819, i lavori furono interrotti, era fermo alla lunghezza di 384 metri.