Da alcuni anni nelle scuole di architettura italiane sta divenendo sempre più di attualità il tema della luce artificiale quale elemento rilevante nella composizione dello spazio architettonico e urbano. Un settore di ricerca che è divenuto materia di studio nei Corsi di Architettura degli Interni ed Arredamento della Facoltà di Architettura di Firenze a partire dall'inizio degli anni novanta. Ritengo di poter ascrivere a merito di Lorenzino Cremonini l'aver introdotto questi temi a fianco di quelli più tradizionali della progettazione degli interni nella nostra Facoltà. In questo campo Cremonini ha maturato una rilevante esperienza approfondita anche in Corsi tenuti presso il Politecnico di Milano attivando, nell'ambito dei Corsi stessi, studi particolari sugli effetti luminosi nello spazio interno ed esterno e mettendo l'accento su nuovi possibili sbocchi professionali per gli architetti. I Corsi tenuti nelle due Università hanno avuto come oggetto della ricerca e della verifica progettuale i temi dell'allestimento museale, dello spazio urbano del fiume Arno a Firenze, dei Navigli e della Darsena di Milano; studi incentrati, appunto, sugli effetti luminosi nello spazio interno ed esterno. La sperimentazione operativa nell'ambito dei Corsi gli ha suggerito, tra l'altro, di fare oggetto degli interventi progettuali aree in adiacenza a specchi d'acqua in modo che la luce possa contribuire, con il riverbero speculare, a cambiare il significato stesso dell'oggetto o dello spazio progettato, che si affranca, pertanto, dalla dimensione materica acquisendo un valore atemporale capace di fondersi nella percezione dello spazio ambientale. I temi e della ricerca di Cremonini hanno teso ad indagare le possibilità operative, l'approccio di idee derivate da altre discipline artistiche tentando di compiere un'opera di rinnovamento rispetto alla prassi progettuale tradizionale. La sua esperienza progettuale fa riferimento, infatti, ai movimenti artistici degli ultimi decenni ed in particolare all'Arte Cinetica, all'Arte Programmata ed all'Optical Art. Sintonizzandosi su queste lunghezze d'onda tratteggia una definizione dell'arte che considera costruttivo il rapporto con la luce chiarendone i problemi fondamentali, sia secondo i fattori variabili della luce (naturale e artificiale) sia secondo i fattori variabili dell'opera d'arte (materia, forma, colore, ecc.). Riferendosi all'Architettura Cremonini ritiene che la luce debba assurgere a vero significato compositivo dello spazio architettonico, così come la struttura, i percorsi, la qualificazione ambientale del luogo e non essere relegata solamente a rischiarare ambienti bui. Propone di esplorare, cioé, con l'uso della luce (e conseguentemente del colore), la possibilità, finora disertata, di affidarsi a strategie figurative spesso emarginate dalle pertinenze tradizionali dello spazio architettonico. In un momento come quello attuale nel quale si sta attuando la riforma degli studi universitari che prevede la formazione di figure professionali con specializzazioni molto diversificate (oltre alle lauree triennali e quelle specialistiche biennali sono previsti infatti masters di primo e secondo livello e corsi di specializzazione post-laurea) ritengo che questo ambito di ricerca possa contribuire ad attivare un nuovo campo di specializzazione, aperto ai laureati in Architettura, configurando la nuova figura professionale di Lighting Consultant per la quale sembra senza dubbio credibile l'aprirsi di un ampio settore del mercato del lavoro.