Un porto fluviale che ora non c'è più, sul fiume Adda, tra i due centri abitati di Canonica e Vaprio. Un tempo era molto noto: la "chiatta di Canonica", il traghetto che univa i due approdi sulle rive opposte dell'Adda, la conoscevano persino nelle osterie dei paesi vicini, perché da lì passavano - come nota Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi - "i galantuomini, la gente che può dar conto di sé". Oggi è a meno di un'ora in automobile da Milano, Bergamo e Lecco. Tra il Cinquecento e l'Ottocento il porto fu frequentato da artisti e rilevatori, ed è con il loro aiuto che ne andremo alla riscoperta. Non esiste probabilmente altro porto al mondo che abbia avuto la fortuna di essere stato così straordinariamente rappresentato come il porto di Canonica e Vaprio d'Adda.
Il nostro viaggio inizia prima del Cinquecento con la ricostruzione "in un sol guardo" del porto in epoca medievale quando sostituì un famoso ponte romano.
L'identità di due centri, Canonica d'Adda e Vaprio d'Adda, appartenenti alle province di Bergamo e Milano, riscoperta attraverso ciò che ne raccontano le opere di Leonardo da Vinci, Gaspare Vanvitelli e Bernardo Bellotto.
È questo il percorso compiuto da Empio Malara, con riferimenti iconografici, citazioni a sorpresa e pensieri rivolti ai corsi d'acqua, all'Adda, al Brembo, alla roggia di Vailate e, da conoscitore dei canali, sopratutto al naviglio della Martesana.
Con questo saggio Malara dà un contributo prezioso per il recupero delle opere civili lungo l'Adda, e per la rinascita dei Navigli invitando il lettore a scoprire la storia complessa, lungo l'arco di qualche secolo, dell'attraversamento dell'Adda e dell'uso, anzi dei diversi usi, dei canali.