Vittorio Sgarbi afferma che 'la caccia ai quadri non ha regole, non ha obiettivi, non ha approdi, è imprevedibile. Non si trova quello che si cerca, si cerca quello che si trova. Talvolta molto oltre il desiderio e le aspettative'. Da questo irrefrenabile impulso, strettamente connesso all'impossibilità di rinunciare alla bellezza e al profondo amore per la propria terra, da questo collezionismo 'rapsodico, originale, che ambisce a rapporti esclusivi con le opere come persone viventi', è sorta, incontro dopo incontro, una vera e propria summa dell'arte italiana, tra pittura e scultura, dal XIII secolo ai giorni nostri: un coltivato assortimento (e accanimento) che riflette la cultura ampia e multiforme di chi ha rintracciato, acquisito, studiato e in ultimo protetto i preziosi tasselli che lo compongono.