SOMMARIO: NOTA METODOLOGICA - PRESENTAZIONI - SAGGIO INTRODUTTIVO: UN CAPOLAVORO DI ARCHITETTURA SULLO SFONDO DI UNA RICERCA TIPOLOGICA di Paolo Portoghesi - LE CASE DEL FASCIO IN ITALIA E NELLE TERRE D'OLTREMARE, di Flavio Mangione - Cap. I Nascita ed evoluzione delle Case del Fascio - Cap. II Un nuovo 'tipo' edilizio - Cap. III Le Case del Fascio nei grandi centri: le Sedi Federali - Cap. IV Le Case del Fascio di media grandezza: le sedi dei Fasci di Combattimento - Cap. V Le Case del Fascio nei centri rurali dell'entroterra e di confine - Cap. VI Le Case del Fascio nelle città di nuova fondazione - Cap. VII Le Case del Fascio nelle terre d'Oltremare.
Il volume è il catalogo della mostra "Le Case del Fascio in Italia e nelle Terre d'Oltremare" e continua la ricerca sulle case del fascio di Flavio Mangione, nata anni fa come tesi di laurea e diventata strada facendo un lavoro esemplare per prospettiva scientifica, ricchezza della documentazione e uso delle fonti.
Questo libro s'inserisce nel contesto della riscoperta del valore dell'operazione urbanistica, artistica e culturale intrapresa dal regime fascista, iniziata già negli anni '80.
Solo a una percentuale ormai minoritaria degli italiani il termine stesso di 'casa del fascio' è in grado di dire qualcosa, così come pochissimi dei tanti che vivono in ex case del fascio o le frequentano nelle loro attuali destinazioni o ci passano davanti quotidianamente sanno che cosa erano un tempo. E questa condizione di inconsapevolezza è un sottoprodotto inevitabile della rimozione di cui sopra.
La mostra, a cura di Flavio Mangione e Andrea Soffitta, mette in evidenza, grazie all'esposizione di un ricco repertorio grafico e fotografico che l'accompagna, come questo tipo di edilizia era diffuso capillarmente nel nostro paese: chiesa, municipio e casa del fascio erano tre presenze ineludibili di ogni agglomerato secondo una gamma che andava dai grandi edifici dei centri maggiori a quelli più innovativi delle città di fondazione, fino a quelli piccoli e seriali dei centri rurali. Altrettanto diversificata la gamma degli operatori in caricati di realizzare queste opere: dai geometri agli ingegneri agli architetti, spesso anche di grido. Alcuni nomi per tutti: Adalberto Libera, Saverio Muratori, Ludovico Quaroni, Giuseppe Samonà e Giuseppe Terragni. Ma si potrebbe continuare.
Basta la cifra di 5.000 case del fascio realizzate nel ventennio per comprendere come questo elemento architettonico, nelle sue ricorrenze e varianti, costituisse una costante del panorama del nostro Paese: una costante che le trasformazioni successive, gli adattamenti, i cambi di destinazione hanno contribuito a mimetizzare nel tessuto urbanistico stratificatosi poi diversamente nel tempo, ma che la ricerca che qui si presenta contribuisce a far riemergere nella sua originaria fisionomia e nelle diverse tipologie che si succedettero durante gli anni del regime.
Dietro questo lavoro c'è "una capillare indagine sulle riviste d'epoca e sulle fonti archivistiche conservate presso l'Archivio Centrale dello Stato" come ebbe già a scrivere nella presentazione alla prima edizione del volume de12003 l'allora sovrintendente, Paola Carucci. Una ricerca che spazia dalle carte del Partito nazionale fascista a quelle dell'Opera nazionale combattenti, dalla Mostra della Rivoluzione Fascista al Ministero dell'Africa italiana e oltre. Una documentazione immensa selezionata con cura e rigore scientifico dagli autori.