Quali sono, nello sviluppo di Roma in età moderna, gli effetti della crescente attenzione per l'edilizia pubblica che accompagna il progressivo consolidarsi della sovranità papale nel corso del XVI e XVII secolo? Quali aspetti assume, al tempo dell'affermazione dell'assolutismo in Europa, l'aspirazione ad autorappresentarsi nell'immagine urbana di una monarchia del tutto particolare come quella pontificia? Quale rapporto si determina, in occasione delle iniziative d'intervento sulla città, tra i progetti del sovrano e gli interessi degli altri soggetti coinvolti? E in definitiva, quali sono i limiti del potere pontificio di determinare l'evoluzione della forma urbana?
Muovendo da questi interrogativi, il libro esamina quattro casi esemplari: la chiusura dell'antico carcere 'privato' della Corte Savella e la costruzione delle Carceri Nuove in via Giulia, la realizzazione della 'piazza regia' di Santa Maria della Pace, l'evoluzione di piazza del Popolo tra investimenti privati e progetti papali solo in parte attuati, la nascita mancata di un moderno distretto degli affari nel rione Ponte. Sullo sfondo lo scenario complesso e mutevole della capitale pontificia, dove molti diversi soggetti si contendono prestigio e rendite, e non di rado interferiscono con i programmi del sovrano, tentando di volgerli a proprio favore ovvero opponendo una silenziosa resistenza che può giungere a determinarne il fallimento.