Finalmente, da qualche decennio, la storiografia artistica si avvia a superare gli indugi verso la scultura napoletana, capitolo tutt'altro che marginale della civiltà e della cultura meridionale, nonostante la presenza di personalità di livello europeo.
A sedici anni dai suoi primi studi pioneristici, Elio Catello ritorna alla figura centrale di Giuseppe Sanmartino, erede brillante di Bottigliero e Vaccaro, artefice dello stupefacente Cristo Velato della cappella Sansevero; aggiorna la sua produzione prolifica, dai soggetti sacri ai temi presepiali più celebri, con attribuzioni inedite, e nuove interpretazioni critiche e filologiche.
Un apparato iconografico organico e rigoroso, regesto documentario, bibliografia e un corredo di indici puntuali completano un'opera destinata a rimanere a lungo un riferimento miliare per gli studi sulla scultura moderna in Italia.