Da un lato c'è la storia del cinema a Torino che è intanto la capitale morale e culla del cinema italiano, ci sono i suoi Topi Grigi, il suo Maciste ora all'Inferno ora Alpino, sino a Profondo Rosso o La seconda volta e oltre. Ci sono insomma le citazioni.
Poi c'è la città, Torino da riprendere in maniera sghemba, notturna, improbabile, a frammenti. E poi c'è il mio lavoro, il mio segno, un'idea febbrile di catturare il reale, giustapporlo, velocizzarlo, raccontarlo insomma a modo mio. La sorpresa del film è però Edoardo Sanguineti, che diviene una sorta di narratore, di poeta errante e dottissimo cinefilo.