Dopo 15 anni, Botero torna a Roma. L'ultima, grande mostra romana dell'artista colombiano risale infatti al 1991, allora accolta con enorme successo a Palazzo delle Esposizioni.
Dal 16 giugno al 23 settembre, i personaggi più recenti della produzione di Botero popoleranno gli ampi saloni di Palazzo Venezia.
L'esposizione è organizzata dal Polo Museale Romano e dalle Gallerie Contini di Venezia e Benucci di Roma.
Per questo suo ritorno, Botero ha selezionato 170 opere mai esposte in precedenza. Dipinti, disegni e sculture che raccontano gli esiti più recenti e la poetica di uno degli artisti più noti al mondo: nato in Colombia nel 1932, Botero ha saputo sviluppare un autonomo linguaggio figlio della tradizione latino-americana e della pittura europea che lo ha portato ad esporre nei maggiori musei mondiali, in America, Europa e Asia.
Le grandi tele mostrano prigionieri ammassati, legati, imbavagliati, o mentre vengono bastonati: dipinti e disegni che trasudano indignazione per una ingiustizia senza ragione e giustificazione.
Botero, che racconta di essersi ispirato agli articoli del New Yorker dedicati alla terribile vicenda, ha ricordato come nessuno si sarebbe ricordato degli orrori di Guernica senza il capolavoro di Picasso.
Il tema della violenza è stato già presente al centro della sensibilità del maestro colombiano, attento alle drammatiche vicende che hanno insanguinato il suo paese negli anni Novanta, quando persino una delle sue statue fu distrutta in un attentato nel centro di Bogotà nel quale rimasero uccise 27 persone.
I grandi campi di colore e i volumi di Botero, che rendono prototipi i suoi protagonisti e che creano quella distaccata dignità propria della pittura classica, si confrontano in questo contesto non solo con i temi tradizionali della sua arte, ma anche con il dolore e la vergogna di una delle vicende più sconvolgenti degli ultimi anni.