Conosciutissimo per le teste anamorfiche che compone con piante, frutta, animali e altri elementi, Giuseppe Arcimboldo (1526/27-1593) è citato come pittore per la prima volta nel 1549 a Milano, in occasione della realizzazione dei cartoni per le vetrate del Duomo. Poco dopo esegue degli stemmi su commissione di Ferdinando di Boemia (il futuro imperatore Ferdinando I) il quale, soddisfatto, lo convoca a Praga come ritrattista di corte. Il pittore è già famoso quando vi giunge nel 1562 e per tutti i 25 anni passati al servizio della corte imperiale degli Asburgo, Arcimboldo è onorato e stimato. A margine dell'attività di ritrattista della famiglia imperiale (oggi misconosciuta a causa delle difficoltà di identificazione e di attribuzione di tali quadri di fattura classica), realizza diverse serie che riscuotono molto successo tra i contemporanei e ne suscitano il rispetto: le Quattro Stagioni, i Quattro Elementi e i mestieri. È un eclettico, dotato di infiniti talenti: disegna costumi e scenografie per le innumerevoli cerimonie e le feste di cui è infarcita la vita di corte, tanto a Vienna che a Praga; inventa giochi d'acqua; è consigliere artistico e illustratore di testi sulla fauna e sulla flora per conto di grandi scienziati.
Adulato in vita, Arcimboldo cade nell'oblio dopo la morte nel 1593. Le sue opere originali e stravaganti, delle quali sono giunti fino a noi solo pochi originali, sono state riscoperte all'inizio del XX secolo dai surrealisti che considerano questo creatore di "bizzarrie plastiche" uno dei precursori dell'arte moderna.
Pubblicata in occasione della straordinaria mostra romana, la monografia presenta un'importante selezione di dipinti e disegni di Arcimboldo giustapposti ad elementi provenienti dalle wunderkammer che documentano la portata del suo straordinario universo pittorico, di ineguagliabile pregio allegorico e formale.