Era il maggio del 1993 quando fu effettuato, per la prima volta, un sopralluogo nel cantiere edile di via D'Azeglio su indicazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna. Già dalle prime fasi di intervento si ebbe la forte sensazione di avere di fronte un contesto speciale, di grande interesse e rilievo. Per l'intera durata della successiva indagine stratigrafica tutti coloro che operavamo nel cantiere - archeologi, mosaicisti, restauratori, volontari, studenti - sentivano che quella sarebbe stata una delle esperienze più impegnative ma anche più esaltanti della loro attività professionale; ora, a distanza di undici anni, si rafforza la consapevolezza che lavorare e indagare il sottosuolo in quella porzione di Ravenna sia stato un grande privilegio, dovuto all'opportunità di penetrare ulteriormente il passato della città e anche alla responsabilità di tentare una interpretazione dei rinvenimenti fatti.
Questo volume, non certamente definitivo nell'ambito dello studio del sito, si propone come un'opportunità di discussione e di dibattito sui problemi dell'archeologia ravennate, oltre che come una ulteriore occasione di divulgazione e promozione delle scoperte effettuate. L'abbondanza di materiale grafico ricostruttivo delle diverse epoche e di immagini fotografiche dei rinvenimenti è particolarmente utile sia per illustrare le numerose successioni stratigrafiche che per esporre il risultato della musealizzazione di una importante porzione dello scavo, la "Domus dei Tappeti di Pietra". Alla Domus si accede tramite la chiesa di S. Eufemia, attualmente divenuta ingresso monumentale all'area archeologica, rinnovando nel tempo una suggestiva ipotesi di connessione tra i due siti.