Nel fiorire di opinioni e puntualizzazioni che hanno accompagnato l'esposizione della statua raffigurante Santa Eufemia, proveniente da Irsina, l'antica Montepeloso, e attribuita da Clara Gelao ad Andrea Mantegna, alle mostre di Mantova (2006) e Parigi (2008) dedicate all'artista, non può non meravigliare la diffidenza con cui si continua a guardare a Mantegna scultore, quasi fosse una forzatura, un topos fantasioso che lascia il tempo che trova o, peggio, una letterale invenzione; e questo nonostante esista un consistente numero di fonti, coeve al Mantegna o di poco posteriori, che ne parlano, e nonostante numerosi e validi studiosi abbiano mostrato interesse per quest'aspetto dell'attività del Mantegna. Clara Gelao torna con passione e ostinazione sull'argomento, a dieci anni dal suo volume del 2003, dopo l'importante capitolo della mostra mantegnesca di Parigi e gli studi che ad essa sono seguiti. Un duro e forte pamphlet, che riassume le osservazioni già formulate in passato, richiama l'attenzione su nuovi e vecchi indizi che avvalorano la sua tesi sull'autografia mantegnesca della statua di Santa Eufemia, aggiungendo altre osservazioni che ha potuto maturare di recente per restituire definitivamente a questo grande artista la sua opera scultorea.