Circa 50 dipinti realizzati dal 1941 al 1993 dall'artista milanese Ambrogio Magnaghi documentano non solo l'evoluzione della sua carriera di pittore, ma piuttosto la fervente attività di un appassionato visionario nell'ambito di una pittura metafisico-surrealista.
Come presenta Gustav Sobin nel suo saggio i dipinti di Ambrogio Magnaghi non rappresentano una realtà data quanto, piuttosto, propongono l'ambiente visionario di un'altra realtà ancora. Essi perciò estendono il nostro campo di percezione, offrendoci improvvisi bagliori di una luminosa anche se remota condizione: paesaggi immersi nella tarda luce della rivelazione. Così nostalgici quanto ricchi di promesse, i dipinti di Magnaghi non raffigurano ciò che avviene 'qui' quanto, piuttosto, ciò che accade 'là': siamo, cioè, ad un livello più elevato, in una prospettiva metafisica. Attraverso un'ingegnosa ridistribuzione di elementi a noi usuali siano essi naturali o artificialmente prodotti dall'uomo. Magnaghi riesce a fare in modo che tale prospettiva sia possibile vengono proposte di continuo visioni di una realtà che ci è familiare ma, al tempo stesso, sradicata completamente dal suo contesto abituale. Come nella pittura italiana del Quattordicesimo secolo, l'opera di Magnaghi celebra il trascendente. Per cogliere appieno l'influenza che quel periodo ha avuto sulla sua immaginazione è sufficiente guardare, ad esempio, le pitture di Simone Martini, o di Ambrogio Lorenzetti, dove la tensione spirituale si manifesta sia nella luce che esse irradiano, sia negli eventi rappresentati. Ogni dipinto di Magnaghi, come quelli, sembra fissarsi nel lampo improvviso di una visione soprannaturale. Là, nell'eternità di un attimo, svuotato da ogni ombra e oltre ogni tempo, questi dipinti generano una propria ed intima serenità.
Ambrogio Magnaghi nasce a Milano nel 1912. Nel 1934 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Brera. Frequenta i quattro anni del Corso di pittura con la guida di Aldo Carpi, e si diploma nel 1937. Parallelamente, nel 1935 si iscrive al Politecnico di Milano e si laurea in Architettura nel 1940 per poi esercitare la professione di architetto e progettare quelle strutture fredde, disadorne, iperfunzionali che avrebbe raffigurato nei suoi dipinti. Negli anni 1937-1939 aderisce al movimento di Corrente (Cassinari, Ciliberti, De Grada, Morosini, Sassu, Valenti). Dal 1946 al 1948 insegna Disegno dal vero all'Accademia di Brera. Negli anni 1953-1954 ha scritto d'arte sul Corriere della Provincia (Como). Muore a Milano nel 2001.