A Trieste, città nella quale esiste una delle Comunità ebraiche più numerose d'Italia, dal 1934 si mette in pratica con zelo lo sventramento del vecchio Ghetto ebraico e di una grossa parte della Città vecchia. Si attua così un progetto del regime fascista di ridisegno della forma della città: ridisegno urbanistico ma anche sociale e politico. Perchè oltre agli edifici del Ghetto - cadranno anche due sinagoghe - si demoliscono le abitazioni della Trieste popolare dove convivevano, assieme a un'importante colonia di ebrei originari principalmente dall'isola di Corfù, operai, operaie, artigiani, camerieri, donne di servizio, marinai, manovali e lavoratori del porto provenienti dal Friuli, dall'Istria, dalla Dalmazia ma anche dal più lontano Meridione italiano o dalle province croate, slovene e austriache dell'ex Impero Asburgico. Vengono trasferite oltre 1000 persone e si liberano spazi per grandi speculazioni edilizie, il tutto prima dello scoppio della Seconda Guerra mondiale che trascinerà anche Trieste nell'immane tragedia della Shoah. Tragedia che verrà anticipata nel settembre 1938 quando Mussolini - dopo aver visitato alcuni dei cantieri più importanti - annuncia le leggi razziali proprio a Trieste. Città nella quale resterà eterno monito nell'edificio della Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio italiano. Il libro, grazie alle accurate ricerche di archivio e alle moltissime fotografie, illustrazioni e mappe, in gran parte inedite, ricostruisce le vicende di quegli anni a Trieste. Vicende che diventano paradigmatiche e di valore universale nell'intrecciarsi dell'uso strumentale dell'informazione giornalistica con la speculazione edilizia, del desiderio di riforma urbana e ridisegno simbolico e propagandistico dello spazio pubblico con il controllo sociale e l'allontanamento del "diverso" fino alla sua tragica espulsione dalla comunità degli uomini.