In mostra la produzione orafa, in prevalenza sacra, di Giovanni Bellavite ( Verona 1739 - Mantova 1821) attivo a Mantova per svariati decenni come argentiere arciducale e professore d'ornato all'Accademia Virgiliana. All'opera di Bellavite, restituito pienamente alla sua centralità di artista, si affiancano poi oggetti eseguiti da orafi e argentieri all'incirca coevi, mentre importanti documenti cartacei consentono l'identificazione dei diversi "marchi di bottega", i punzoni.
La motivazione che vede la scelta di Castel Goffredo quale sede della mostra risiede nel fatto che la piccola cittadina del comprensorio mantovano possiede opere tra le più rappresentative della produzione di Bellavite: ne è un esempio il grande trono in argento qui illustrato, cui la mostra conferisce il debito risalto.
L'evento, in cui opere "minori" di alta qualità riscattano una situazione apparentemente marginale, si segnala decisamente nel panorama generale delle mostre italiane. Un'ampia indagine d'archivio e di ricognizione in sagrestie, canoniche e musei sostiene in modo convincente la ricomposizione in un quadro unitario della produzione orafa mantovana tra la metà del Settecento ed i primi anni dell'Ottocento. Alla produzione seriale fanno riscontro opere di indubbio pregio, spesso decisive anche nella qualificazione di spazi sacri importanti (come la Chiesa di Sant'Andrea a Mantova). Di tale distribuzione l'organizzazione tiene debitamente conto nelle quattro sezioni esterne alla mostra presenti sul territorio, a Castiglione delle Stiviere e nello stesso capoluogo di provincia, dove è possibile osservare in situ l'opera dell'argentiere veronese. Speriamo che la scelta di concentrare il nucleo centrale dell'esposizione a Castel Goffredo riesca anche distribuire in provincia una parte dei flussi turistici di cui gode Mantova.