ROMA, MUSEI CAPITOLINI, 7 APRILE - 5 LUGLIO 2009. La nuova, definitiva monografia che fa il punto su uno dei più grandi artisti del Quattrocento. Beato Angelico fu il massimo pittore italiano tra Masaccio e Piero della Francesca: dall'uno seppe apprendere, per primo e più in profondità di chiunque altro (come testimonia il Vasari), il chiaroscuro e la nuova humamtas, coniugandola in modo originale e sublime con le preziosità tardogotiche apprese da Lorenzo Monaco e da Gentile da Fabriano e con le cadenze scultoree di Lorenzo Ghiberti; al secondo seppe trasmettere la maestrìa nell'uso della luce e la vocazione alla sintesi linguistica ed espressiva, che e al fondo ricerca dell'assoluto, al contempo formale e spirituale.
A 550 anni dalla morte (1455), il volume - che accompagna la straordinaria mostra antologica romana - documenta tutte le fasi della lunga e composita produzione dell'Angelico attraverso una selezione di opere che non è solo efficacemente esemplificativa, ma mette a confronto ravvicinato anche le più resentí attribuzioni, i nuovi ritrovamenti, i percorsi critici meno battuti e la trascurata parentesi del decennio romano. il percorso dell'Angelico viene documentato non solo da numerose tavole - tabernacoli autonomi per la devozione privata, scomparti di pale d'altare e di polittici (santi assorti e isolati su fondo oro nelle cuspidi, nei pinnacoli, nei laterali, vivaci scene narrative nelle predelle) - e da alcune rarissime opere su tela, ma anche da alcuni non meno rari disegni e da splendide miniature, attestanti lo straordinario livello qualitativo raggiunto in questo campo dall'artista, la cui formazione avvenne come miniatore e come pittore insieme.