L'odore resinoso di legno nel Padiglione svizzero di Peter Zumthor all'Expo di Hannover, l'aria ipossigenata del Blur Bar di Diller+Scofidio, le correnti d'aria modellanti del tunnel del vento di Renzo Piano a Maranello; ma anche gli odori placebo di Decosterd & Rahm o i Pharma Food di aria commestibile di Marti Guixé sono tra i segni più recenti di un'architettura che si sta riappropriando della dimensione invisibile dell'olfatto affinché l'esperienza dei luoghi diventi più pregnante e totale.
Che i luoghi abbiano un'identità olfattiva non è una novità recente, anzi sin dalle architetture più antiche la dinamica degli odori e la loro distribuzione erano oggetto di composizioni articolate. Tuttavia il passaggio attraverso il Novecento ha sicuramente asciugato gli spazi e sterilizzato l'aria a tal punto da eliminare quasi completamente la percezione olfattiva, delegandola tutt'al più alle problematiche di indoor air quality.
La questione degli odori non è esclusivo patrimonio dei profumieri, ma anche dei progettisti, degli antropologi, dei sociologi, degli psicologi dei comuni mortali che trascorrono le loro giornate immersi in odori sempre più invasivi e coinvolgenti.
La dimensione olfattiva è fondamentale nella nostra percezione degli spazi, disegna un'architettura invisibile che sempre di più è pregnante nella vita contemporanea.
Il rinnovato interesse per gli odori deriva dalla considerazione che il futuro avrà spazi sempre meno eccitanti formalmente, ma sicuramente molto più votati al coinvolgimento percettivo ed emotivo, di cui l'olfatto è forse il meno indagato e conseguentemente il più innovativo dei sensi.
Il libro risulta una sorta di atlante degli odori attraverso i luoghi del mondo, architetture di tutti i tempi, accompagnati da esperti nasi, progettisti celebri, artisti d'avanguardia e scienziati della percezione.