Un'esposizione che vuole essere qualche cosa di più di un excursus attraverso l'opera e l'esperienza di artisti diversi. È una storia, o meglio un'epopea. È lo svolgersi seducente di una riflessione profonda che ha coinvolto personaggi differenti per linguaggio, stile e contenuti. Tutti protagonisti però di una cultura che ha radici antiche e tradizioni ancora vive di tempi lontani.
Sullo sfondo di quella che De Pisis definì "la città dalle cento meraviglie", si ritagliano i profili dei tre grandi fondatori dello spirito moderno. Siamo a Ferrara e loro sono De Chirico, Morandi e Carrà. Sognatori che trasportarono per primi, sulle rive del Po, le atmosfere di una mitologia antica e le eredità iconografiche di tradizione quattrocentesca. Erano stati gli ampi spazi e le ombre lunghe della cittadina estense a suggerire loro le magie degli scenari metafisici. Di quei fondali da teatro di forte impatto emotivo che Apollinaire non esitò a definire "surreali".
Chiude l'esposizione una serie di opere più recenti di artisti che hanno seguito il portato di questa tradizione visionaria che vanta radici centenarie, ricca com'è di leggende medievali e antiche credenze. Una rassegna completa e complessa che, nonostante l'assenza di apparati didattici, evoca tutti i caratteri di un movimento diventato negli anni un modo di sentire, e che dietro alla maschera della fantasia e dell'immaginazione ha nascosto il vero volto di epoche inquiete.