'Roma e l'Antico' mette a fuoco il principale fattore di promozione della fama di Roma nel Settecento, oltre che l'elemento prioritario generatore della sua ricchezza culturale: l'Antichità classica. Attraverso una panoramica artistico-archeologica viene illustrato come i monumenti antichi, le attività di scavo, i musei e le istituzioni artistiche furono in grado non solo di alimentare le arti e l'erudizione, ma anche di divulgare in tutta Europa quella passione per l'arte classica divenuta, nell'avanzato Settecento, un modello imprescindibile. Una selezione di dipinti e sculture degli artisti di maggior prestigio del contesto artistico romano (Canova, Batoni, Kauffmann, David) illustra la traduzione e l'interpretazione magistrale del modello classicista. Accanto a tali opere, vedute e capricci documentano il fiorente mercato di opere d'arte collegato alla presenza delle antichità e all'interesse da queste suscitato (su scala internazionale). Un capitolo dedicato ai musei di antichità romani (con straordinari esempi di sculture provenienti dai Musei Vaticani e Capitolini) ne illustra il ruolo didattico e insieme la loro forza sul piano della promozione 'turistica' dell'Urbe. Al tema dell'istituzione dei musei si riallaccia quello degli scavi di antichità. Le figure di Giambattista Piranesi e dello scultore Bartolomeo Cavaceppi testimoniano, insieme al fenomeno del mercato, l'interesse per il commercio di oggetti artistici, o di alto artigianato, repliche o riproduzioni dall' Antico.