L'opera si propone di illustrare un'ampia rassegna dei tesori di oreficeria sacra tuttora conservati presso le cattedrali, le collegiate e le pievi sparse nella provincia di Macerata, oppure trasferiti già da tempo nei musei diocesani civici, per sottrarli al pericolo della dispersione.
Proprio a causa dei numerosi furti avvenuti in passato e di occasionali vendite di oggetti preziosi da parte dei proprietari o detentori di tali beni ? eventi meno drammatici delle famigerate "spoliazioni" napoleoniche che hanno depauperato le province pontificie di irripetibili capolavori artistici e hanno distrutto innumerevoli oggetti d'oro, d'argento e di bronzo fondendoli per ricavarne monete o munizioni ? il patrimonio artistico delle chiese maceratesi si è impoverito delle testimonianze figurative spesso più antiche e significative, oltreché dei tesori di oreficeria più preziosi.
Quanto è pervenuto fino a noi, tuttavia, è sufficiente a testimoniare sia la diffusione capillare dei vasellami e suppellettili liturgiche (calici, pissidi, ostensori, incensieri, croci professionali ecc.) o di uso devozionale (statue, busti, reliquiari, ex voto ecc.) in quasi tutti i comuni di questa provincia marchigiana, sia l'altissimo livello qualitativo di quelli destinati all'abbellimento degli altari o degli edifici sacri (candelieri, lampade, croci stazionali ecc.).