Testi in lingua francese, italiana, inglese e tedesca
Con illustrazioni a colori
«Ogni città vorrebbe, sempre, essere ordinata, e sempre sembra in disordine.
L'ordine della città è complicato, allusivo, irregolare. Ogni città crea il proprio ordine, o siete voi a crearlo con le vostre idee.
Le città possono essere poetiche. Come può esserlo la gente che incontrate e lo spazio urbano che guardate. Ciascuno di noi cammina nella propria città immaginaria, incontrando gente immaginaria».
Come Marcel Schwob ha potuto raccontare le Vite immaginarie di Empedocle, Lucrezio o Paolo Uccello, vite sconosciute ai biografi ufficiali, così le città immaginarie di Yona Friedman rivelano la parte segreta, discreta, di città ugualmente reali: Venezia, «la città più città che vi sia», Berlino la Rossa, troncata e poi riunificata, Shangai e il suo Fiume Giallo (Huangpu), che alla foce si mescola al Blu (Yangzi Jiang), o anche Parigi, di cui si poté scrivere fosse «così bella che molti preferirono vivervi da poveri piuttosto che vivere da ricchi in qualsiasi altro luogo». Queste città sono però diverse da quel che vi si può riconoscere attraversandole oggi, perché le passeggiate che Friedman propone in questo libro d'immagini cominciano prima che l'innata stoltezza fondiaria mettesse gli occhi su questo groviglio di strade, viali, vicoli ciechi, piazze, fino a renderlo incomprensibile persino al più attento dei viandanti.
Parigi, allora, ma anche Berlino, Shangai, New York, Amsterdam, Venezia sembrano luna park, attraversate da passerelle vertiginose, scavalcate da mille scivoli sonori. Sono suddivise in singole unità, secondo la dimensione di quel «gruppo critico» che Friedman ha teorizzato altrove, abbandonate agli abitanti che le vestono con i loro stracci multicolori. La città finalmente sognata, reinventata, è lì, sotto i nostri occhi.pbliarq.com