Contiene referencias de teatros de diversas ciudades de España: Santiago de Compostela, Barcelona, León, Sagunto, San Sebastián. Il volume prende in esame gli edifici teatrali degli ultimi vent'anni, letti in un contesto culturale più ampio, che cerca di individuare i momenti di continuità e di fratture nella definizione dell'edificio teatro.
Non si tratta di una storia del teatro dalle origini ai giorni nostri (dal teatro del Rinascimento a quello wagneriano di Bayreuth), ma di un'indagine che, negando ogni processo evolutivo da forme semplici a più complesse, analizza alcune tipologie spaziali che meglio di altre sono riuscite a fissare le idee di spazio e di tempo, proprie di una determinata cultura e più in generale di società. Apre il testo un dialogo con Luca Ronconi sul tema dell'architettura del teatro.
Louis Jouvet propone di rileggere la storia dell'edificio teatrale mostrando come ogni teatro definisca un luogo che diviene sintetico rispetto a una cultura, una civilizzazione: il teatro greco è come una sorta di conchiglia disegnata nel terreno dall'onda del mare, il teatro elisabettiano come una barca che ondeggia e scricchiola per i movimenti della gente, il teatro italiano, con i suoi palchi, come un cimitero.
Dalla sala all'italiana al teatro come monumento urbano, nel volume vengono studiate le genealogie dei teatri contemporanei. In particolare il teatro dell'opera che si sviluppa in Italia e Francia sul finire del Settecento come luogo di libertà e di festa, con i suoi palchi quasi prolungamento della casa dove spettatori e attori fanno parte di una medesima rappresentazione, in un continuo mostrare e dissimulare, vedere ed essere visti.
La risoluzione del teatro nella città, proposta dall'avanguardia artistica del Novecento, e il teatro macchina, che usa come decorazione la messa in evidenza delle macchine e la loro esaltazione, tendono oggi a convivere anche se hanno ormai annullato la loro carica eversiva.
La scelta dei teatri proposta tiene conto di queste ramificazioni e analizza non solo i teatri costruiti ex novo ma anche i rifacimenti, a partire dal teatro romano di Sagunto fino alle recenti realizzazioni della Scala di Milano e la Fenice di Venezia.
Queste opere progettate da architetti noti e meno noti (Botta, Rossi, Gregotti, Nouvel, Piano, Solà Morales, ecc), mettono in evidenza la complessità dell'apparato scenico che si dilata sempre più e trova come corrispettivo all'esterno l'esaltazione della torre scenica, mentre all'interno si osserva l'occultamento di tutte le parti tecniche per ritrovare quel carattere rituale e illusorio che la tipologia del teatro è ancora in grado di garantire.
Un edificio, luogo di cultura e di festa che coinvolge tutti nello spettacolo, senza ricorrere a ideologiche partecipazioni dello spettatore. Questi aspetti, uniti a un'articolazione più accentuata delle varie parti del teatro (ormai da tempo tipizzate) in funzione della loro collocazione urbana, attraverso la creazione di percorsi che organizzano l'edificio e la città, costituiscono gli elementi caratterizzanti dei teatri di quest'ultimo decennio.