Il presente studio, del tutto inedito, prende le mosse dal rinvenimento del carteggio privato intercorso tra l'antiquario Stefano Bardini e Wilhelm Bode tra il 1875 e il 1920, un periodo cruciale della storia dell'antiquariato. La caratura dei due protagonisti fornisce la misura dell'importanza di questa ricognizione: da un lato il "il principe degli antiquari" che per decenni influenzò il mercato dell'arte, dall'altro il massimo storico dell'arte nella Germania guglielmina che ebbe un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di opere d'arte provenienti, in particolare, dall'Italia. Il fondo epistolare, che testimonia gli assidui rapporti tra Stefano Bardini e Wilhelm von Bode per quasi mezzo secolo, non solo introduce a un'appassionante ricostruzione della relazione tra due grandissimi, ma permette anche di entrare nell'officina internazionale del "gusto Bardini", che attraverso Bode e la Prussia avrebbe raggiunto i musei tedeschi, mentre sul versante opposto veniva esportato negli Stati Uniti e fatto proprio da collezionisti e direttori di musei.
Il volume, attraverso un esemplare utilizzo e una sistematica classificazione del fondo epistolare del Bardini conosciuto soltanto in minima parte e ancora largamente inedito, apporta sostanziali novità su questo sodalizio mercantile, offrendo altresì spunti importanti sull'incrocio e sulle delicate interferenze tra settori diversi quali arte e politica, tra commercio antiquario e genesi delle raccolte private, tra gestione museale, arredi d'interni e proposte allestitive.