Nel dizionario quindi il lettore trova non solo scultori in marmo (più della metà degli artisti) e intagliatori (quasi quaranta) ma anche stuccatori e orefici (di questi ultimi è stata fatta una scelta che ha privilegiato orafi titolari di botteghe sul territorio).
Passando al primo volume, la parte più ricca è quella dedicata alla scultura lapidea cui sono dedicati oltre la metà dei saggi. Punto di partenza è stata la contestualizzazione storica di queste vicende e a Gianmaria Varanini, Marco Bellabarba e Andrea Leonardi spetta l'indagine relativa alle committenze dove fu in gran parte la Chiesa ad avere un ruolo predominante negli incarichi per la decorazione di chiese o conventi poi affiancata dapprima dalle famiglie nobili di antico lignaggio e successivamente dai nuovi nobili, provenienti dai ceti mercantili.
Gli scultori risultano proprietari di cave e, ad esempio nel caso di Teodoro Benedetti anche mercanti di marmi: queste attività garantivano agli artisti una notevole rendita economica e di conseguenza la possibilità di aprire più cantieri contemporaneamente come era già accaduto al padre di Teodoro, a Cristoforo Benedetti che ne aveva seguiti ben nove solo tra il 1708 e il 1710. Su questi temi vertono i contributi di Cristina Andreolli e Diego Leoni. che hanno messo a fuoco il ruolo sociale di un paese come Castione per molti secoli uno dei centri economici del Trentino proprio in virtù delle sua ricchezze minerarie.
Passaggio successivo è stato lo studio dell'evoluzione tipologica delle architetture d'altare qui per la prima volta presentato in modo organico in relazione alla rivoluzione liturgica imposta dal concilio tridentino e analizzato da Laura Dal Prà.
Una vasta campionatura di pietre locali viene illustrata nell'atlante approntato da Cinzia D'Agostino, mettendo a confronto i nomi dei litotipi citati nei contratti con quelli effettivamente messi in opera. Nel contributo di Prisca Giovannini sulle tecniche invece, lo studio dei commessi e delle tarsie rende edotti definitivamente dell'importanza e del valore del patrimonio lapideo, di come si debba tutelarlo, inprimis, catalogandolo in modo appropriato, per poterlo conservare ed eventualmente restaurare nel rispetto della storia dell'opera.
Il rapporto con l'architettura trova spazio in molti contributi a partire da quello dedicato a settori dell'arredo lapideo spesso lasciati a margine come portali, fonti battesimali o acquasantiere, aspetti di cui si sono occupati Alessandro Casagrande e Giuseppe Sava fino allo studio delle sculture da giardino di cui Alessandro Pasetti Medin offre una prima importante panoramica.