Nella facciata del San Pietro di Cherasco, completata nel tardo Duecento, confluirono materiali archeologici di diversa cronologia e provenienza: l'ignoto artefice accostà infatti reperti di epoca romana (la fronte di un sarcofago, epigrafi, ermette marmoree) alle arenarie medioevali recuperate dalla primitiva chiesa di Manzano, inserendoli in un prospetto arricchito da ben 125 bacini ceramici smaltati azzurri e verdi. Tale assemblaggio è il risultato di un progetto preciso, che "esibisce" il reimpiego e nel contempo lo inserisce in un linguaggio architettonico consapevole, caratterizzato da un uso attento del colore, esteso anche alle superfici intonacate e al cotto. La facciata si rivela unica nel panorama dell'architettura del tardo medioevo piemontese.
Il restauro del 1998, finanziato dalla Regione Piemonte e coordinato dalle Soprintendenze piemontesi, ha consentito di effettuare un'analisi accurata e una lettura pi๠completa dei diversi elementi costruttivi delle superfici.
Esperti delle varie discipline - archeologia, storia dell'arte, architettura, restauro - contribuiscono a delineare le vicende costruttive del pi๠importante edificio della villanova di Cherasco, fondata nel 1243, mentre un'ampia sezione del volume è dedicata alle problematiche del restauro.