Bernardino di Betto detto il Pintoricchio, nato a Perugia nel 1454, deve la sua formazione artistica al Perugino con il quale collabora nella realizzazione di opere anche di particolare prestigio, come la decorazione della cappella Sistina (1481-1483). Successivamente lavora indipendentemente, a capo di una nutrita bottega, che si configura come una vera e propria "impresa", a Roma, Perugia, Spoleto e Orvieto. Nella sua produzione del periodo romano sono da segnalare gli affreschi delle cappelle Cybo, di San Gerolamo e Santa Caterina in Santa Maria del Popolo (1488-1489) e la decorazione dell'appartamento Borgia (1492-1494). Dal 1506 lavora nella Libreria Piccolomini di Siena alle Storie di Pio II (per le quali Raffaello fornirà disegni e modelli), uno dei maggiori cicli profani del Rinascimento. Un lavoro monografico su Bernardino di Betto detto il Pintoricchio è atteso da vario tempo. Difatti a differenza degli altri grandi pittori del Quattrocento per i quali sono oggi disponibili recenti e moderne monografie, il Pintoricchio è rimasto nell'ombra. Manca un'operazione a largo raggio che ne raccolga i tanti, disparati aspetti della personalità, insomma uno studio complessivo.
Per le monografie dobbiamo tuttora ricorrere a due lavori, dello Steinmann (1898) e del Ricci (1912, abbastanza ricco di apparati e note) e più recentemente al Carli (1960) che però ne offre solo un profilo critico, privo di un aggiornamento e di un approfondimento dei dati storici e documentari. Per notare la carenza di notizie sull'artista, basta sfogliare i pochi studi: tutta la prima fase della sua vita, fino quasi ai trent'anni, è oscura: nulla si sa di lui, della sua formazione, dei suoi maestri, dell'ambiente in cui operò da giovane.
Quindi è indispensabile concentrare l'attenzione prima di tutto sul periodo 1450-1480 in cui presumibilmente il pittore lavorò a Perugia, dove pure si deve credere ebbe la sua formazione. Di qui la necessità di un lavoro di ricerca negli archivi cittadini, inesplorati dal tempo dello Gnoli (1923), per rinvenire se possibile documenti diretti su di lui, ma anche e soprattutto per ricostruire l'ambiente e con ciò giustificare e intendere quelle che per comune parere dei conoscitori sono da considerare le sue opere prime, a cominciare dalle famose tavolette di San Bernardino (1473).
Sarà quindi attraverso un'approfondita ricerca d'archivio, non solo riesaminando la documentazione già nota ma soprattutto con una nuova indagine sistematica sul materiale disponibile, che nel volume si cercherà di ricostruire lo sviluppo della sua attività a partire dagli esordi a Perugia, ma anche attraverso le successive tappe della sua carriera a Roma e ancora, nella piena maturità, in Umbria e infine a Siena.