Il volume illustra l'attività di Paolo Staccioli, artista poliedrico che, chiuso nel suo laboratorio, ricorda e reinventa le infinite variabili della materia. Scrive Antonio Paolucci, Soprintendente Speciale per il Polo Museale Fiorentino: "La leggerezza, la grazia, l'ironia. Ecco tre stelle fisse per orientarsi nell'opera di Paolo Staccioli ceramografo. La leggerezza prima di tutto perché la materia è pesante, pesanti e complicate sono le tecniche". Poi la grazia che è una virtù duttile e trasparente. Non la si impara a scuola e neppure a bottega. Dio la dà a chi vuole. Per un artista "grazia" è la capacità di usare il linguaggio del suo tempo (per Staccioli la lingua del secolo è quella di Arturo Martini, di Giacometti, di Marino, di Fantoni etc") in un modo individuale, riconoscibile, inconfondibile e al tempo stesso gradito, suasivo, stimolante...Infine l'ironia, la capacità di giocare con tenerezza e stupore di fronte alle sirene della modernità e alle memorie dell'antico". E dunque, ricapitolando, la leggerezza, la grazia, l'ironia. Usate queste tre chiavi di lettura quando guardate le ceramiche di Paolo Staccioli e vi accorgerete che non ne esistono di migliori per riconoscere l'autentica qualità quando la si incontra".