Non esiste paese al mondo nel quale sia stata concepita una così grande quantità di tipi e fogge di croci come in Etiopia. Sin dal momento della conversione del Paese al Cristianesimo (intorno al 330 d. C.) l'onnipresenza della croce appare quasi universale, non solo quale strumento liturgico in chiese e monasteri, ma anche nella devozione comune e nella vita di tutti i giorni. Il segno della croce trionfò.
La storia plurimillenaria dell'Etiopia, tanto prossima all'equatore, si svolse sulla dorsale montana incombente da un lato sulle desolate lande della bassura desertica della Dancalia e degradante dall'altro verso la piana sudanese.
Da nord a sud: prima il favoloso regno di Aksum si affacciò dall'alto alle rive del Mar Rosso; quindi, più a sud, la dinastia Zagwé pose la mistica città di Lalibela nella arroccata regione del Lasta; poi la restaurata dinastia salomonide (così detta per la vantata ascendenza da Salomone) trasferì la nuova capitale imperiale a Gondar, dalle cui alture è possibile scorgere le brume del Lago Tana; finalmente, alla sua estremità meridionale, Menelik II fondò l'emblematico 'nuovo fiore' di Addis Abeba, ultima capitale dell'Impero etiopico ed oggi capitale d'Etiopia.