Metamorfosi è una parola chiave della nostra cultura figurativa: le forme prodotte da tecnologie meccaniche sono fisse, stabili e solide; le forme prodotte da tecnologie elettroniche sono volubili; cambiano e si trasformano incessantemente, talvolta per scelta, talvolta per caso. Il mondo meccanico produce oggetti; il mondo elettronico produce sequenze di numeri, a loro volta generatrici di oggetti. Ma il prodotto finale di un processo digitale non è mai un prodotto finito. È sempre l'epifania occasionale ed effimera di un processo algoritmico che può generarne altri, in numero illimitato e tutti diversi, intenzionalmente o imprevedibilmente. Il futuro approderà a Venezia con una serie di quaranta sale concerti (Frank Gehry, Jean Nouvel, Rafael Moneo, Zaha Hadid, Renzo Piano, Calatrava, Richard Meier, Arato Isozaki, Peter Eisenman), con edifici basati su superficie piegate e incurvate (Vito Acconci Studio, Diller e Scofido, Roto Architetcs, Bernard Tschumi, Ten Arquitectos) e con iperstrutture di grande potenziale (Alvaro Siza, Mario Bellini, Coop Himmelblau, Alsop, OMA).
160 studi di architettura, più di 200 progetti, 170 fotografie, video, grandi immagini di metamorfosi naturali del fotografo milanese Armin Lincke, 8 istallazioni speciali di Ben van Berkel, Peter Eisenman, Kenzo Kuma, Navarro-Baldeweg, Massimo Scolari, Ron Arad e altri, e tre volumi di un'enciclopedica rassegna di nuove tendenze
Kurt W. Forster, nato a Zurigo, ha insegnato in diverse università statunitensi prima di dirigere il Getty Research Institute a Los Angeles. È stato consigliere del Senato di Berlino per la ricostruzione della capitale. Ha insegnato al Politecnico di Zurigo (ETH) e diretto Canadian Centre for Architecture a Montreal. Dal 2003 ha la cattedra Gropius della Bauhaus Universität di Weimar.