La cultura del bene artistico del secondo Settecento deve molto a Giuseppe Pelli Bencivenni, direttore della Galleria degli Uffizi dal 1775 al 1793. Se già gli studi su Antonio e Raimondo Cocchi avevano aperto uno scenario inaspettato sulla vita dell'importante istituzione fiorentina, una completa ricognizione sulle carte Pelli chiarisce in maniera inequivocabile il contributo che tali personalità ebbero nella creazione di un museo moderno. Gli avvenimenti di questi anni, cruciali per il riformismo istituzionale toscano, tracciano la vita dello storico Dipartimento ripercorrendo non solo le tappe fondamentali della gestione, ma i fattori emozionali, i profili, psicologici e i frammenti di una vita quotidiana che l'autore delle Effemeridi seppe custodire nelle sue memorie. Uomo schivo e passionale, Pelli ideò per il patrimonio mediceo-lorenese soluzioni classificatorie e sistemi di ordinamento senza precedenti: cataloghi, inventari, dizionari, lessici, divennero efficaci strumenti di conoscenza e di tutela. Curioso osservatore del pubblico della Galleria, tratteggiò ritratti inediti di viaggiatori, eruditi, artisti e connaisseurs. Ai molti scritti di impronta "filosofica" affidò il proprio aggiornato pensiero, contrapponendosi con puntigliosa tenacia all'antiquario Luigi Lanzi.