Alessandro Cecchi, esperto del Rinascimento fiorentino, ripercorre in questa monografia tutta la vita di Botticelli, dalla sua formazione nella bottega di Filippo Lippi alle opere della tarda maturità. Accanto a un ricco apparato iconografico, incentrato molto sui dettagli, il volume offre novità attributive e documenti inediti.
La fama eccezionale di cui gode tutt'oggi Sandro Botticelli (Firenze, 1445-1510) si spiega, com'è noto, con la celebrità acquistata da alcune sue opere, capolavori riconosciuti per la loro grazia e perfezione inconfondibili, come la Primavera, la Nascita di Venere o la Madonna del Magnificat.
In realtà, però, chi può dire, fra i suoi tanti ammiratori, di conoscerlo davvero, approfonditamente, di aver compreso appieno l'apporto determinante del suo stile personalissimo all'arte della seconda metà del Quattrocento a Firenze, di essersi reso conto del suo ruolo di sensibile interprete della raffinata cultura dell'età di Lorenzo il Magnifico e di testimone partecipe della rivoluzione spirituale operata da fra Girolamo Savonarola sullo scorcio del secolo?
Il Botticelli ebbe a vivere e a lavorare, dopo essersi emancipato dagli insegnamenti di fra Filippo Lippi, in famiglia, coi suoi fratelli e i loro discendenti. La sua fu una bottega attivissima e impegnata a soddisfare le più varie richieste di una raffinata ed esigente clientela. Circondato da diversi allievi e collaboratori di cui si conoscono oggi soltanto, e certamente non di tutti, i nomi, egli avrebbe fornito, dando prova di grande versatilità e inventiva, oltre ai dipinti che lo hanno reso celebre, disegni per tarsie lignee, ricami, arazzi e incisioni e altri manufatti di arte applicata e decorativa, sin qui trascurati a torto dagli studiosi. Dall'ancor fondamentale monografia di Horne (1908), corredata di una cospicua messe di documenti sulla vita e l'opera dell'artista, non si sono più avute ricerche d'archivio tendenti a far luce sulla famiglia di Botticelli.
Parimenti resta ancora avvolta nel mistero la maggior parte delle figure dei giovani garzoni che affollarono la bottega di Sandro, quasi sempre nomi senza opere come Raffaello Tosi o Giovanni Cianfanini, e, solo nel caso di Filippino Lippi, destinati a un'attività indipendente di successo. Il loro contributo non fu secondario ed essi lavorarono col maestro alla pittura di tavole in cui è avvertibile la loro mano, oppure, addirittura, su suoi disegni e cartoni, eseguirono repliche, di vari formati, per soddisfare una domanda sempre crescente di opere quali la Madonna del Magnificat, tenute verisimilmente a disposizione in bottega per i clienti occasionali.
Un altro aspetto che resta da indagare compiutamente riguarda poi la definizione delle figure dei tanti committenti fiorentini che intrattennero rapporti con l'artista, solo in parte studiati e invece di importanza fondamentale per la ricostruzione dell'ambiente in cui visse e operò il Botticelli.
I recenti restauri di dipinti e affreschi hanno poi finalmente consentito di conoscere molto meglio lo stile e la tecnica pittorica di Sandro, e di valutare nelle migliori condizioni la smagliante gamma pittorica delle sue tavole, ultima fra queste, la Pala di San Barnaba degli Uffizi. E tutte le opere maggiori del nostro risultano essere state da lui diligentemente disegnate con grande accuratezza in ogni dettaglio. Un riesame della figura e dell'opera di Sandro Botticelli diviene a questo punto indispensabile, per aggiornare gli studi e integrarli con le nuove scoperte dovute alle indagini di archivio e alla diagnostica, ponendone l'accento sulla famiglia, la bottega, la committenza, il disegno e i rapporti strettissimi (e trascurati) con le arti applicate e decorative.