La necessità di ricercare "possibili modi" per affrontare il progetto della città contemporanea e la conseguente rivisitazioen critica degli elementi che concorrono alla sua costruzione - materiali urbani, temi urbanistici, dispositivi progettuali - ha profondamente segnato il dibattito disciplinare negli ultimi decenni. Così come la necessità di sperimentazione insita in tale ricerca: e cioè la coscienza che il "sapere teorico" possa trovare unicamente nella sua capacità di trasformarsi in "sapere pratico" il momento di verifica per la riformulazione dei propri principi.
L'avere affrontato lo studio di Barcellona quale "città laboratorio" che ha visto, nell'ultimo ventennio, la messa in atto di un processo sperimentale di progettazione della città contemporanea per molti versi "unico" nel panorama europeo, appartiene, quindi, a una più generale necessità di riflettere sui mutamenti subiti nel corso del XX secolo dal soggetto/oggetto città, e conseguentemente, dai materiali, dai temi e dagli strumenti che concorrono alla sua "costruzione" nonché alla "ridefinizione" della disciplina urbanistica come praxis - né scienza, né tecnica, né arte, bensì azione volontaristica - frutto dell'incontro tra teoria e prassi operativa e della ricongiunzione dialettica tra le ragioni morfologiche del visibile e le ragioni processuali dell'invisibile. Tale necessità conoscitiva riverbera poi quella più specifica e mirata, relativa ai possibili modi di definizione di "un progetto per la città contemporanea", i quali vengono trattati in termini di temi emergenti e questioni aperte.