L'acqua è elemento essenziale nell'architettura di Carlo Scarpa. E' sempre nuova come nuovo e diverso è sempre il cielo, sorprendente, imprevedibile.
Così l'architettura, non più fissa e statica, è comandata dalla mano dell'architetto. L'acqua non è mai, in Scarpa, elemento secondario svincolato dall'architettura, ma connessione protagonista fra edificio e parti esterne: dall'acqua occorre partire per vedere l'architettura, questo è l'obiettivo del libro di Renata Giovanardi che illustra con rigorose e suggestive immagini lo svolgersi di questo pensiero architettonico e artistico di Scarpa.
Senz'acqua un progetto di Carlo Scarpa muterebbe di significato; l'acqua sgrava la superficie dal suo peso, le dona quella libertà che fa dell'architettura pittura, varietà e poesia, che non si limita a una linea di terra ma spazia fra terra e cielo.
Strade d'acqua accompagnano Scarpa in tutto il suo percorso architettonico, sono radici della sua creatività senza limiti.
Così è per la Gipsoteca di Possagno, dove una stretta vasca d'acqua in fondo alla vetrata riflette sul soffitto una luce capace di dare movimento alla staticità delle sculture; per la Villa Ottolenghi, dove una vasca d'acqua "raddoppia" la facciata, come nei palazzi veneziani; nel Negozio Olivetti, in piazza San Marco, dove l'acqua diventa base di una scultura; per Castelvecchio, a Verona, per portare acqua dentro al recinto del castello; per la Fondazione Querini Stampalia, con l'"acqua alta" che entra nell'architettura e dove il prezioso giardino rialzato definisce lo spazio per far bere gli uccelli e far vivere i pesci; per la Tomba Brion, dove il dialogo fra acqua e architettura si moltiplica all'infinito, raggiungendo linguaggi diversi, fino a quello dell'anima.
Tanti progetti, dunque, che inseguono il file rouge dell'acqua dentro l'architettura scarpiana, un "particulare" - come amava dire l'architetto - fra i tanti che formano la grandezza e l'unicità di questo straordinario maestro dell'architettura.